
Monster Yamaha Team’s French rider Johan Zarco competes during the Spanish Red Bull Grand Prix MotoGP at Jerez de la Frontera race track on May 7, 2017. / AFP PHOTO / CRISTINA QUICLER
E’ impressionante come ad ogni gara MotoGP si perdano i riferimenti e possa ribaltarsi la classifica rispetto alla gara precedente. Un campionato equilibrato ? Così ci dicono, coi valori in campo livellati fra moto e piloti. Rispetto alle gare in moto come sono sempre state (e come sono in altri campionati) non c’è più distinzione fra i primi della classe e gli altri; il talento dei migliori piloti pareggia il livello con quelli delle seconde file e non c’è più differenza nemmeno fra moto vecchie e nuove. Un giorno comandi, un altro sei out, per poi magari tornare su alla gara successiva. Ma le gare in moto hanno sempre riconosciuto i loro leader. Ricordate gli anni della Bridgestone ? Lorenzo, Rossi, Marquez e Pedrosa, sempre gli stessi che, a rotazione, si davano battaglia con l’inserimento occasionale di qualche bel nome. Idem gli anni precedenti, quando non esisteva il monogmma e la MotoGP si chiamava 500: Doohan, Rainey, Schwantz, sempre loro, come anche in Superbike, nella storia come adesso: Rea la domina, con Davies e Melandri subito lì. Quanto vale dunque il podio di domenica di Lorenzo ? E quanto la prestazione di Zarco ? La MotoGP con l’era Michelin è cambiata parecchio. Nell’ambiente dei gommisti c’è chi dice che i francesi non abbiano mai saputo fare pneumatici tutti uguali e può capitare anche di essere penalizzati: chiedere a Tardozzi per conferma, mi suggeriscono, quando correva con la Bimota. Continua a leggere